- Sì, pronto, centralino? Vorrei parlare con l’Ufficio Missioni Interplanetarie, grazie…
- ?
- Salve, qui Maggiore Erregibì Monkey per nuovo rapporto Missione Interplanetaria. Ci sono grosse novità, Tenete.
-?
-Questa Isola non è un’isola, ma a volte si trasforma in un’isola. Un’isola felice. E manco a dirlo si chiama proprio così: Izola.
- …?
-Beh, facciamo così: lei provi a immaginare una spiaggia, Signore. Una spiaggia è un posto che comincia sempre nello stesso punto ma finisce un po’ qua e un po’ là, perché un attimo prima l’acqua ne copre un pezzo e un attimo dopo lo scopre. E quell’acqua, che si muove e scopre e ricopre eccetera eccetera si chiama mare.
-?
-Ecco. Adesso la spiaggia se la immagini di notte, piena di vento. E su questa spiaggia un telo bianco. Poi provi a immaginarsi che qualcuno ci spari su una luce, che non è sempre della stessa intensità. Bene, Tenente: il risultato è che l’immagine sul telo si muove, e questo è ciò che sulla Terra chiamano “Cinema”. E poi mentre tutto questo succede, con la spiaggia, e il fascio di luce che va sul telo e che se non ci fosse il telo guarderebbe il mare, due persone improvvisano della musica. Ed anche questo è cinema, perché tanti anni fa funzionava proprio così, solo che poi non è più stato così fino a quando su questo pianeta non si sono ricordati che l’idea non era male. Ed in effetti lei non immagina quante cose si possano fare con un po’ di luce, un telo bianco, un sintetizzatore, un didgeridou e qualche piatto metallico, Signore.
-?
- Le immagini erano di bagnanti in spiaggia. Ma di giorno.
-?
-No, non è sempre così: non è che se proietta qualcosa su una spiaggia le immagini devono essere state per forza girate su un posto simile. Oggi, per esempio, ho visto un film di riprese aeree su una regione del Canadà. Si immagina la scomodità di proiettarle a 3000 metri, sennò? L’idea mi è sembrata bella proprio perché c’era una spiaggia su un telo su una spiaggia. E le immagini non avevano suono, ma arrivava il suono dell’acqua che copriva e scopriva la spiaggia su cui era posto il telo.
-?
-No, Signore. Non era un cocktail party e non c’era bisogno del pass blu per arrivarci. E lei che mi aveva messo istruito che senza il pass avrei dovuto fare delle avances a un produttore di fictions televisive.
-…
-Anche qui si sbagliava, Tenente. Il festival non è dentro l’Italia, ma un po’ più in là.
- ?
- No, Signore. Ancora niente VIP: neanche Renato Pozzetto. VIP, per me, ieri sera, lo sono stati gli ANTE UPEDANTEN: quattro strampalati in abito e cravatta fullsize che con un contrabbasso, una grancassa, una chitarra e un violino suonavano canzoni di partigiani e lavoratori, molti brani in sloveno (Maledizione: perché mi ha fatto imparare l’italiano e non lo sloveno?!?), un po’ di Jimi Hendrix, un po’ di tradizionale italiana e pure When The Music’s Over dei Doors. E a questo proposito, signore, dovrei rivolgerle la mia comunicazione più importante.
-?
-Ho intenzione di rassegnare le mie dimissioni, Signore.
-!!!
-Beh, allora lo consideri un ammutinamento. Vorrei che mi lasciaste qui: ho intenzione di prendermi il mondo. Ieri sera mi è sembrato che si potesse fare. E che a tratti possano farlo un po’ tutti i terrestri, Signore. Ad esempio, pare che nell’acqua che viene e va e che scopre e ricopre ci si possa anche tuffare. Ho proprio voglia di scoprire che effetto fa. Mandi pure le mie credenziali in casa di detenzione. Si tranquillizzi, Signore: le invierò una cartolina.
Luciano
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